Il Castello di S. Stefano d’Aveto
Il Castello di Santo Stefano d’Aveto è citato per la prima volta in un atto del 1164 in cui l’Imperatore Federico Barbarossa riconosce il castello, il borgo e le terre di Santo Stefano d’Aveto alla famiglia nobiliare dei Malaspina già signori della Lunigiana.
Il marchese Francesco Malaspina vendette nel 1495 a Gian Luigi Fieschi il Feudo di Santo Stefano d’Aveto. In seguito i Malaspina, pentiti di aver preso la decisione di cedere un così importante territorio, cercarono in tutti i modi di riprenderlo prima contestando l’atto di vendita e in seguito con le armi.
Situato in posizione strategica, il castello controllava i numerosi traffici che dalle zone dell’Emilia transitavano attraverso i valichi appenninici vicini. Numerose erano le carovane di merci che transitavano in quei luoghi. Per questa ragione il castello aveva una posizione privilegiata di controllo e godeva di forti rendite grazie alla riscossione delle imposte sui pedaggi.
Il Feudo di Santo Stefano d’Aveto restò saldamente nelle mani dei Fieschi fino alla fallita Congiura di Gianluigi, in seguito alla quale i loro beni furono assegnati alla famiglia Doria.
Il Castello ha un perimetro a forma pentagonale, è costituito da cinque bastioni quattro dei quali sono dei grandi baluardi cuneiformi posizionati agli angoli. Le sue forme attuali risalgono al cinquecentesco ampliamento ad opera di Antonio Doria.
La parte più antica del castello è riconoscibile nella torre circolare, situata a nord – est. Appare evidente che a questa, in una fase successiva, siano state addossate le strutture perimetrali di ampliamento.
Nella parte ad ovest un tempo vi erano le zone di servizio con un porticato utilizzato come scuderia, un granaio e le prigioni, mentre nella zona a nord, dove sono ancora visibili le tracce di un pozzo, vi era la cisterna del castello. Ai piani superiori vi erano le sala delle riunioni e della vita conviviale, gli alloggi dei soldati e l’armeria.
I cinque baluardi, grazie alle possenti mura e le ampie aperture, consentivano alla guarnigione l’avvistamento e la difesa del castello.
L’intervento di restauro realizzato nell’ambito del P.O.R. FESR 2007 - 2013 ha conseguito il completamento dello sgombero dalle macerie, accumulatisi nel corso del tempo, all’interno della struttura.
Sono state inoltre realizzate delle strutture lignee che trasformano il castello in una sorta di anfiteatro, scenografia ideale per spettacoli estivi.
Le strutture si inseriscono senza modificare nè toccare le murature in pietra che delimitano gli antichi vani. Una passerella lignea frontale consente l’accesso al Castello.
Il marchese Francesco Malaspina vendette nel 1495 a Gian Luigi Fieschi il Feudo di Santo Stefano d’Aveto. In seguito i Malaspina, pentiti di aver preso la decisione di cedere un così importante territorio, cercarono in tutti i modi di riprenderlo prima contestando l’atto di vendita e in seguito con le armi.
Situato in posizione strategica, il castello controllava i numerosi traffici che dalle zone dell’Emilia transitavano attraverso i valichi appenninici vicini. Numerose erano le carovane di merci che transitavano in quei luoghi. Per questa ragione il castello aveva una posizione privilegiata di controllo e godeva di forti rendite grazie alla riscossione delle imposte sui pedaggi.
Il Feudo di Santo Stefano d’Aveto restò saldamente nelle mani dei Fieschi fino alla fallita Congiura di Gianluigi, in seguito alla quale i loro beni furono assegnati alla famiglia Doria.
Il Castello ha un perimetro a forma pentagonale, è costituito da cinque bastioni quattro dei quali sono dei grandi baluardi cuneiformi posizionati agli angoli. Le sue forme attuali risalgono al cinquecentesco ampliamento ad opera di Antonio Doria.
La parte più antica del castello è riconoscibile nella torre circolare, situata a nord – est. Appare evidente che a questa, in una fase successiva, siano state addossate le strutture perimetrali di ampliamento.
Nella parte ad ovest un tempo vi erano le zone di servizio con un porticato utilizzato come scuderia, un granaio e le prigioni, mentre nella zona a nord, dove sono ancora visibili le tracce di un pozzo, vi era la cisterna del castello. Ai piani superiori vi erano le sala delle riunioni e della vita conviviale, gli alloggi dei soldati e l’armeria.
I cinque baluardi, grazie alle possenti mura e le ampie aperture, consentivano alla guarnigione l’avvistamento e la difesa del castello.
L’intervento di restauro realizzato nell’ambito del P.O.R. FESR 2007 - 2013 ha conseguito il completamento dello sgombero dalle macerie, accumulatisi nel corso del tempo, all’interno della struttura.
Sono state inoltre realizzate delle strutture lignee che trasformano il castello in una sorta di anfiteatro, scenografia ideale per spettacoli estivi.
Le strutture si inseriscono senza modificare nè toccare le murature in pietra che delimitano gli antichi vani. Una passerella lignea frontale consente l’accesso al Castello.
Pianta e prospettiva del castello. Disegni realizzati da Domenico Revello alla fine del XVI secolo, conservati presso l’Archivio di Stato di Genova.